Commento al Vangelo di oggi 25 febbraio 2025

Papa Francesco abbraccia un bambino

Tempo di lettura: 3 minuti

Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore.

La prova dell’amore

Roberto Pasolini

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Il modo in cui lo spirito muto si manifesta dentro di noi raramente assume le forme dell’epilessia, come quel giovane di cui ieri parlava il vangelo. Più ordinariamente, esso si traduce in un diffuso imbarazzo, che sperimentiamo quando la voce del Signore ci segnala l’abisso esistente tra i suoi pensieri e i nostri. Dopo aver annunciato la sua imminente passione, Gesù è costretto a verificare se i suoi discepoli stanno capendo su quale strada si sono liberamente incamminati.

Quando Gesù fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande (Mc 9,33-34).

Il silenzio spontaneo e immediato con cui i discepoli vengono fotografati dal vangelo segnala quante ambiguità possono rimanere in noi, pur dentro il sincero desiderio di seguire le orme del Signore. Mentre il cammino dietro al Maestro assume sempre più decisamente e chiaramente i tratti della croce — che è l’assunzione di tutte le conseguenze dell’amore — i discepoli si scoprono fortemente tentati di confidare nella gloria e nel potere, anziché nell’umiltà e nel servizio. Niente di nuovo né di strano, assicura la sapienza di Israele.

Figlio, se ti presenti per servire il Signore, resta saldo nella giustizia e nel timore, prepàrati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, tendi l’orecchio e accogli parole sagge, non ti smarrire nel tempo della prova (Sir 2,1-2).

Non è il caso di scandalizzarsi quando, nella nostra avventura cristiana, scopriamo di avere ancora tante passioni grette e mondane, veri e propri nascondigli di ambizioni fasulle e rapaci, che muovono i nostri passi. Ma non dobbiamo nemmeno temere di combattere, per contestare quella parte del nostro cuore ancora figlio di egoismo e menzogna. Il Signore, mai stanco delle nostre lentezze, non smette mai di annunciarci per quali desideri vale la pena vivere e, anche, morire. Quelli in cui non c’è altro da fare, se non allargare le braccia. In segno di amore, accoglienza, resa.

E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,36-37).

fonte © nellaparola.it

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Eugenio

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