mercoledi delle ceneri

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MERCOLEDÌ DELLE CENERI

Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore.

Nel segreto

Roberto Pasolini

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Oggi noi cristiani iniziamo la Quaresima. Ci introduciamo in un tempo speciale, per permettere allo Spirito Santo ricevuto nel battesimo di convertire al Vangelo i passi della nostra vita. Il Mercoledì delle Ceneri segna l’inizio di quaranta giorni, un «momento favorevole» (2Cor 6,2) per ritornare a Dio e quindi a noi stessi. Le Scritture, sapientemente scelte per avviare questo tempo forte, ci aiutano a desiderare che l’impegno quaresimale possa essere un autentico «combattimento contro lo spirito del male» e una «vera conversione» (cf. Colletta) del nostro cuore alla «compassione» (Gl 2,18) che il «Padre» (Mt 6,1) ha per ogni uomo.
Il difficile movimento della nostra conversione è, anzitutto, qualcosa che Dio desidera e ci propone di vivere. La voce di Gioele, profeta del post-esilio, lo attesta con forza:

«Così dice il Signore: “Ritornate a me con tutto il cuore”» (Gl 2,12).

All’inizio della Quaresima non c’è una nostra iniziativa, ma l’indistruttibile desiderio che Dio ha di incontrare ancora il nostro volto, oltre ogni ruolo e maschera che abbiamo assunto. La conversione, secondo il vangelo, non è un intenso sforzo che siamo chiamati a compiere per togliere il brutto dalla nostra vita. Anzi, molti perfezionamenti della nostra umanità li facciamo per essere «lodati» (Mt 6,2) e «visti» (6,5) dagli altri in una miglior luce, come non esita a dichiarare il Signore Gesù nel discorso della montagna:

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre che è nei cieli» (Mt 6,1).

La conversione si sviluppa invece a partire da una nostra disponibilità a lasciarci «riconciliare con Dio» (2Cor 5,20), capace di compiere follie pur di rivelarci il suo infinito amore. 
Tuttavia, il nostro cuore incerto e malizioso ha bisogno di compiere dei gesti per aprirsi autenticamente alla luce di Dio, e così «non accogliere invano» (6,1) la forza trasformante della sua bontà. Per questo le Scritture ci ricordano che in Quaresima è necessario pregare «con pianti e lamenti» (Gl 2,12), utilizzare le armi che lungo i secoli hanno ammaestrato l’animo di tanti discepoli: l’elemosina, la preghiera e il digiunoProprio nell’assumere la disciplina di questi gesti concreti, il nostro cuore può riscoprire la gioia di donarsi agli altri, l’assoluta importanza di dare primato di ascolto alla parola di Dio e l’urgenza di staccarsi un po’ dai propri appetiti per volare un po’ più in alto e più verso gli altri. 
Il tempo di Quaresima può avviare il dinamismo della conversione nella misura in cui siamo disposti a riconoscerci peccatori, se ammettiamo con sincerità che siamo una freccia che non va a segno, un cuore che resta mezzo vuoto, un misterioso caos da cui talvolta esce anche il male. Altrimenti risuonano senza effetto le parole dell’apostolo:

«Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio» (2Cor 5,21).

Siamo peccato, è vero. Ma Dio si è fatto peccato per farci ritornare giusti, capaci di vita. Siamo polvere, è vero. Ma polvere abitata dallo Spirito del Risorto, luogo santo dove dimora la sua eterna misericordia. 
La Quaresima è un tempo favorevole se permettiamo al desiderio di Dio di raggiungere la nostra debolezza, se ci lasciamo sorprendere dall’ostinazione del suo amore, costruendo cammini di riconciliazione con noi stessi e con gli altri. Il simbolo delle ceneri riassume splendidamente tutte le parole di Dio contenute nella liturgia di questo santo giorno. Con la sua forte valenza metaforica, esso non è soltanto un richiamo alla nostra creaturalità. L’imposizione delle ceneri sul capo vuole orientare il nostro impegno quaresimale alla gioia della Pasqua, ricordandoci che il fuoco dell’amore di Dio è capace di consumare tutto il nostro peccato, sciogliendo ogni nostra rigidità e vincendo ogni resistenza. Esprime la fede che i nostri peccati, immersi nella misericordia di Dio, perdono peso specifico, diventano leggeri e irrilevanti come polvere. Questo mistero di compassione è il «segreto» (Mt 6,3) della Quaresima cristiana.

fonte © nellaparola.it

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Eugenio

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