Commento al Vangelo del 5 dicembre 2024

Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,21.24-27
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

Parola del Signore.

I passi dei poveri

Roberto Pasolini

Commento al Vangelo del 5 dicembre 2024,Commento al Vangelo del 5 dicembre 2024 di Roberto Pasolini

Le Scritture di oggi legano la venuta del Signore al modo in cui facciamo il cammino della vita e a quale tipo di forza scegliamo di adottare nelle nostre valutazioni e nelle nostre scelte. Chi di noi vorrebbe ritrovarsi, anche solo accidentalmente, all’interno di quella casa incapace di reggere l’urto delle intemperie e degli imprevisti?

«Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande» (Mt 7,26-27).

La parabola delle due case, con cui il Signore Gesù conclude il lungo discorso della montagna, non è riducibile a un’esortazione alla coerenza, tanto utile quanto insufficiente a descrivere la sequela cristiana. Chiunque prova a prendere sul serio il vangelo, scopre ben presto quanto sia impossibile essere discepoli fondati sulla propria determinazione. L’insegnamento del Maestro vuole dire una cosa ancora più profonda ed esigente. È un invito a considerare la messa in pratica del vangelo come tappa imprescindibile del processo di ascolto e conversione. Entra nel Regno chi prova a fare, non chi ascolta a oltranza.

«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21).

Indubbiamente, fare senza capire, mettere in pratica rinunciando alla pretesa di apparire coerenti ci immette in un cammino di vera umiltà, per non dire di continua umiliazione. Ma è proprio questo tipo di andatura che introduce dentro le mura della «città forte» (Is 26,1) e ci fa scoprire e gustare quanto il Signore sia «una roccia eterna» (26,4), su cui è sempre possibile contare. Il profeta Isaia assicura che chi sembra posto in fondo alle graduatorie del mondo, a causa del suo rapporto con Dio e con la sua giustizia, è destinato ad avanzare oltre e prima degli altri. Per questo la venuta del Signore è così universale, inclusiva, alla portata — e al passo — di tutti. Chi non si sente “povero” alzi la mano!

«(il Signore) ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri» (Is 26,5-6).

fonte © nellaparola.it

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Padre Gaetano Piccolo SJ

Padre Gaetano Piccolo SJ

Mi piace fare domande, ma non ho la pretesa di ricevere risposte.
È un gusto, una curiosità, che comincia da me stesso.
La filosofia è il luogo privilegiato dove ho esercitato quest’arte della domanda.
Gesuita, professore ordinario di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Il mio blog: https://cajetanusparvus.com


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