Commento al Vangelo del 26 novembre 2024

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Non sarà lasciata pietra su pietra.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,5-11
 
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Parola del Signore.

Finitudine

Luigi Maria Epicoco

Commento al Vangelo del 26 novembre 2024,Commento al Vangelo del 26 novembre 2024 di Luigi Maria Epicoco

“Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse (…)”.

Se volessimo racchiudere in un solo versetto la definizione di guastafeste, potremmo usare esattamente il primo versetto del Vangelo di oggi. Gesù è percepito come qualcuno che ci distoglie dall’incanto delle nostre illusioni, che rovina le nostre discussioni, che demolisce quelle che a noi sembrano le priorità. Egli non lo fa per dispetto ma per totale affetto. Infatti solo chi ti ama ti aiuta a rimettere i piedi per terra e a capire che ci sono cose su cui investiamo la nostra vita che inevitabilmente finiranno, e altre invece che sono incorruttibili. Scegliere tra la prima e la seconda è il vero affare della vita. Ma gli ascoltatori sembrano conservare più una curiosità apocalittica sulla vita, pensando che persino la fine in fondo è uno spettacolo a cui partecipare. Gesù ribalta questa loro convinzione facendo loro comprendere che la fine non coincide mai con ciò che noi consideriamo fine. Infatti rivoluzioni, guerre, terremoti, carestie e pestilenze possono essere fatti drammatici che ci ricordano che siamo creature finite, ma non per forza esse sono davvero la fine. Basta guardare la storia per accorgerci come dopo molti di questi eventi è seguita una rinascita. La nostra vita è attraversata da eventi che ci ricordano la nostra finitudine, ma invece di pensare che tutto sia finito dovremmo pensare che tutto deve avere un fine altrimenti non ne vale la pena. È la memoria della nostra finitudine che ci fa rinascere con una consapevolezza nuova.

fonte © nellaparola.it

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Padre Gaetano Piccolo SJ

Padre Gaetano Piccolo SJ

Mi piace fare domande, ma non ho la pretesa di ricevere risposte.
È un gusto, una curiosità, che comincia da me stesso.
La filosofia è il luogo privilegiato dove ho esercitato quest’arte della domanda.
Gesuita, professore ordinario di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Il mio blog: https://cajetanusparvus.com


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