Commento al Vangelo del 18 dicembre 2024

natività di gesù

Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1,18-24
 
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Parola del Signore.

Generato

Roberto Pasolini

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Nelle culture e nelle civiltà antiche, la nascita di un re giusto, capace e benevolo verso il suo popolo era considerata un evento di fondamentale importanza perché la vita di ciascuno potesse svolgersi nella pace e nella prosperità. Sebbene l’istituto monarchico sorga e si sviluppi nella storia di Israele dentro una certa ambiguità – a causa del rischio di oscurare l’unica regalità salvifica di Dio – anche le Scritture ebraiche esprimono l’attesa messianica come la speranza che un re autentico giunga a garantire la vita di tutti e specialmente dei più deboli. Tuttavia, nessuno in Israele poteva immaginare quando sarebbero venuti i «giorni» nei quali Dio avrebbe suscitato «a Davide un germoglio giusto», capace di regnare «da vero re» e di esercitare «il diritto e la giustizia sulla terra» (Ger 23,5). Nemmeno Giuseppe, di cui Maria era «promessa sposa» (Mt 1,18), il quale pur essendo «uomo giusto» (1,19) e appartenente alla «discendenza della casa d’Israele» (Ger 23,8), si ritrova a dover aprire le porte al tempo messianico con un animo tutt’altro che «tranquillo» (23,6).

L’annunciazione a Giuseppe – che Matteo pone all’inizio del suo Vangelo dopo la genealogia di Gesù, per dire che il Messia è fiorito nella terra di Israele ma ha avuto bisogno di essere accolto nello spazio della nostra libertà – descrive in modo estremamente sobrio la circostanza in cui Dio prende la decisione di assumere, per tutti e per sempre, il nome di «Signore-nostra-giustizia» (Ger 23,6). In attesa che questo nome profetico venga universalmente annunciato e riconosciuto, ci sono due persone che devono elaborare la sconcertante e buona notizia dell’Incarnazione, accogliendo una grande sorpresa suscitata da Dio dentro la loro storia ordinaria. Dopo l’annunciazione a Maria, che si trova «incinta per opera dello Spirito Santo» (Mt 1,18), è il turno di Giuseppe a dover credere che «il bambino che è generato in lei» (1,20) non ha bisogno di essere né accusato «pubblicamente» né ripudiato «in segreto» (1,19).

Conoscendo bene le prescrizioni della Legge di Mosè, Giuseppe capisce che la sua sposa è esposta al rischio infamante dell’adulterio (cf. Dt 22,22-29). D’altro canto, Giuseppe non può che pensare bene e dare fiducia alla sua sposa, di cui conosce il cuore e la fede. Perciò tenta di salvare la sua vita e il suo onore, congedandola con assoluto rispetto nell’ombra e nel silenzio. Mentre medita queste cose, il Signore si rende presente nella notte del suo sconforto, attraverso un sogno che gli spalanca il cuore a una comprensione più grande di quanto sta accadendo:

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20).

Ascoltando l’annuncio del messaggero celeste, Giuseppe riesce a unire – e a lenire – la sua sensibilità ferita confrontandola con la stessa sensibilità di Dio, fino a sentirsi personalmente coinvolto in un evento di salvezza dai tratti così paradossali eppure così reali: «Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (1,21). Mettendo da parte la paura – e anche una certa personale sofferenza – Giuseppe riprende il suo cammino verso Maria per annunciarle di essere pronto a mettere anche la sua firma su quello scandaloso e sconcertante certificato di nascita con cui si sta compiendo la promessa di Dio per l’umanità:

«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24).

Anche noi siamo spesso posti davanti a situazioni impreviste e incomprensibili, che ci chiedono di elaborare scelte senza poter ricorrere a schemi e procedure collaudate, ma azzardando nuovi e coraggiosi passi di libertà. Sono i momenti nei quali non è più sufficiente evitare il male, ma occorre scegliere tutto il bene possibile, anche se si tratta di morire a noi stessi e alle nostre aspettative per diventare uno spazio di umanità in cui il dono di Dio può essere riconosciuto, accolto e custodito. Eppure così — sempre e solo così — il corpo di Cristo è continuamente «generato» e autenticato dentro la storia e nel cuore di ogni storia.

fonte © nellaparola.it

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Padre Gaetano Piccolo SJ

Padre Gaetano Piccolo SJ

Mi piace fare domande, ma non ho la pretesa di ricevere risposte.
È un gusto, una curiosità, che comincia da me stesso.
La filosofia è il luogo privilegiato dove ho esercitato quest’arte della domanda.
Gesuita, professore ordinario di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Il mio blog: https://cajetanusparvus.com


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