Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,29-39
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, andò subito nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Parola del Signore.
Altrove
Roberto Pasolini
Una profonda libertà interiore risplende — e sorprende — nelle scelte mattutine del Signore Gesù, al termine di quel “primo” giorno che l’evangelista Marco colloca all’inizio del suo racconto. Dopo aver mostrato fino a che punto «i figli hanno in comune il sangue e la carne» (Eb 2,14), prendendosi cura della «suocera di Simone» che «era a letto con la febbre» (Mc 1,30), e dando sollievo a «tutti i malati e gli indemoniati» (1,32) radunati davanti alla porta della sua casa, Cristo «si prende cura» (Eb 2,16) del grande bisogno che lo circonda in un modo assai singolare. All’apice di un momento di grande popolarità — come i discepoli si premurano di sottolineare: «Tutti ti cercano!» (Mc 1,37) — Gesù matura l’inattesa decisione di congedarsi dalla folla, anziché continuare a riempire il pozzo — mai colmo — dei suoi desideri:
«Ed egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”» (Mc 1,38).
Mentre l’intenzione di «Simone e di quelli che erano con lui» (1,36) era quella di rimanere in una situazione palesemente gratificante, Cristo delude ogni umana aspettativa, decidendo di andarsene via in fretta, senza troppi salamelecchi. Certo, sarebbe stato un suo diritto godere per un poco della popolarità acquisita, dopo aver fatto tanto bene a molte persone ed essersi consumato nell’ascolto e nella compassione, diventando «partecipe» (Eb 2,14) dell’umana infermità. Invece, la preghiera vissuta nel «buio» del «mattino presto» (Mc 1,35), lontano dal clamore degli eventi, convince il cuore del Verbo di Dio ad andarsene via e non trasformare il bene donato nella tentazione di acquistare potere e dominio sulla vita degli altri.
Questa misteriosa modalità con cui la compassione di Dio si stende su di noi, senza strapparci mai troppo dalla nostra storia e senza volerci mai possedere, è descritta in termini precisi dall’autore della lettera agli Ebrei, il quale specifica la duplice finalità dell’incarnazione di Cristo:
«… per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita» (Eb 2,14-15).
Il Figlio è divenuto partecipe della nostra umanità non solo per guarirla dalle sue infermità visibili in questo mondo, ma anche per restituirla alla sua gloria, che sarà pienamente visibile nel mondo futuro. Per questo egli è apparso come un «sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio» (2,17) e non solo nelle cose che noi ci aspetteremmo di ricevere come conforto e consolazione per continuare il cammino della vita.
Dopo essersi preso cura della nostra umanità inferma e impura, il Maestro si sottrae all’illusione della (troppo) facile compassione e relativizza il bene — pur necessario — di essere sollievo alla nostra febbre e al nostro malessere. Il suo desiderio si spinge fino a volerci liberare dalla grande paura di servire a poco, se non a nulla e a nessuno, in questo mondo:
«Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva» (Mc 1,31).
Gesù sceglie di continuare il suo ministero di guarigione altrove, per spalancare — a sé e a noi — le porte che consentono all’incarnazione di realizzare l’incontro tra la terra e il cielo. E per insegnarci che anche noi dobbiamo imparare a scansare i facili entusiasmi e i rapidi riconoscimenti se vogliamo entrare nella vita nuova, dove in Cristo possiamo diventare dono e sollievo per chi giace o cammina accanto a noi.
fonte © nellaparola.it
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Per gentile concessione © ♥ Padre Gaetano Piccolo SJ
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