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La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-9
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Parola del Signore.
Franchezza
Roberto Pasolini
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La «franchezza» con cui i due apostoli Paolo e Barnaba furono capaci di estendere «ai pagani» l’annuncio della «parola di Dio» (At 13,46) — secondo la vivace cronaca degli Atti — ci introduce immediatamente nel carattere ardente e coraggioso di quei due grandi «araldi del Vangelo» (antifona d’ingresso) che la Chiesa oggi festeggia come compatroni d’Europa: Cirillo e Metodio. I due apostoli di Salonicco, fratelli prima nella carne e poi nella fede, svolsero una grandiosa opera di evangelizzazione tra le nazioni slave in un periodo storico in cui, seppur non ancora segnata dalla divisione tra oriente e occidente, la Chiesa viveva già drammatiche tensioni al suo interno. Consapevoli di aver ricevuto il mandato, da parte del Signore Gesù, di andare «in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1), Cirillo e Metodio inventarono l’alfabeto slavo e tradussero in questa lingua tutto il patrimonio delle Scritture e dei testi della liturgia latina, per trasmettere anche ai popoli balcani «le impenetrabili ricchezze» (Ef 3,8) della Parola di Dio ed estendere loro l’efficacia salvifica dei Sacramenti.
Pur trovando approvazione e appoggio presso il Papa, i due apostoli delle genti slave incontrarono anche molta ostilità all’interno della Chiesa stessa, proprio a causa di questa loro innovativa sensibilità e creatività pastorale, di cui seppero assumere tutta la responsabilità. Tuttavia, la stessa incrollabile speranza che ha accompagnato lo slancio apostolico dei primi missionari cristiani è stata in grado di sostenere pure l’animo dei due santi in mezzo a innumerevoli avversità:
«Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra» (At 13,47).
Pronti a incamminarsi in ogni luogo e in ogni situazione con la mitezza tipica dei discepoli del Risorto, Cirillo e Metodio sono stati capaci di camminare «come agnelli in mezzo ai lupi» (Lc 10,3) anzitutto dentro le tensioni presenti nella comunità dei credenti. La loro opera ha avuto una straordinaria efficacia perché il loro atteggiamento si è mantenuto profondamente evangelico, disarmato e disarmante, lontano da trionfalismi e vittimismi:
«Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,6).
Nel complesso e frastornato scenario di una Europa sempre più sollecitata a ritrovare la sua grande tradizione spirituale, e protesa verso la costruzione di una nuova umanità, il ricordo orante dei santi Cirillo e Metodio si fa per noi cristiani oggi particolarmente vivo e attuale. Le radici cristiane del nostro continente — un tempo sopravvalutate, oggi prevalentemente disconosciute — possono rimanere nel terreno della storia con rinnovata vitalità solo nella misura in cui i discepoli del Signore si lasciano guidare dalla fantasia e dalla passione per l’uomo, che lo Spirito è capace di suscitare in ogni epoca. Senza mai dimenticare che «prima di tutto» c’è la «parola di Dio» (At 13,46) a poter illuminare ogni grande trasformazione del mondo e della storia e a orientare la simpatia e la sollecitudine della Chiesa per ogni uomo.
Dal grande respiro dell’opera apostolica dei santi Cirillo e Metodio possiamo imparare a non ritenere in alcun modo invadente o inattuale quanto «ci ha ordinato il Signore» (13,47) di annunciare a tutti coloro che sono «destinati alla vita eterna» (13,48) in virtù del mistero di Incarnazione:
«È vicino a voi il regno di Dio» (Lc 10,9).
Tradurre il messaggio evangelico in nuovi linguaggi e portare l’esperienza ecclesiale dentro inediti contesti è da sempre la sfida a cui sono chiamati i cristiani nel mondo. Con la speranza che, anche attraverso la testimonianza di quanti hanno accolto e sperimentato la Pasqua di Cristo, l’umanità possa fiorire in cultura, civiltà e bellezza, diventando presagio e segno del Regno dei cieli.
fonte © nellaparola.it
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