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Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,13-16
 
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
 
Parola del Signore.

Tornare senza restare

MichaelDavide Semeraro

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Meditando sul mistero dell’incarnazione del Verbo e della sua manifestazione nella carne come salvezza di tutti i popoli, Leone Magno così predicava alla sua Chiesa di Roma: «Cristo ama l’infanzia che ha vissuto egli stesso nell’anima e nel corpo. Cristo ama l’infanzia, che insegna l’umiltà, è la condizione dell’innocenza, il modello della dolcezza. Cristo ama l’infanzia: ad essa orienta il comportamento degli adulti, ad essa riporta gli anziani, la porta come esempio a coloro che invita al regno eterno. Ma per comprendere com’è possibile giungere a sì ammirabile conversione e attraverso quale trasformazione occorre tornare ad essere come bambini, lasciamoci istruire da San Paolo che dice: “Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi” (1Cor 14,20). Non si tratta dunque di tornare ai giochi dell’infanzia, né alle imprudenze di quando si è piccoli, ma di prendere quanto conviene alla maturità, cioè calmare subito l’agitazione interiore, ritrovare subito la pace, dimenticare completamente le offese, essere totalmente indifferenti agli onori, desiderare ritrovarsi insieme, conservare lo stesso umore come cosa naturale. Infatti, è gran bene essere incapaci di nuocere e di compiacersi del male…; non rendere ad alcuno male per male (Rm 12,17), è la pace interiore dei bambini che devono avere i cristiani. Il Salvatore, fattosi bambino, adorato dai magi, ci insegna questa umiltà». 
Forse non abbiamo ancora riflettuto abbastanza sul senso profondo di un Dio che appare come uomo. Talora gli dèi pagani si mascheravano da umani, ma mai da piccoli e poveri indifesi e fragili. Questo ci fa capire in modo assai profondo la portata della parola che il Signore rivolge ai suoi discepoli che, prima di essere un gesto di difesa dei più piccoli, è un invito energico alla conversione dei grandi e, in modo del tutto particolare, dei suoi stessi discepoli:

«chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,15).

Dai bambini e da tutti coloro che, in molti modi, vivono una certa piccolezza, siamo chiamati a imparare un giusto e sereno rapporto con la nostra creaturalità. Il Siracide lo ricorda con semplicità: «Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece ritornare» (Sir 17,1). Se portiamo nel nostro cuore questa consapevolezza, allora non potremo che essere sensibili e quasi obbedienti all’esortazione finale: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» tanto da essere veramente capaci di «prendersi cura del prossimo» (17,14). A pensarci bene, ogni forma di ingiustizia e di insensibilità non possono che nascere da un senso di sufficienza che facilmente si tramuta in un atteggiamento di superiorità. Il Regno di Dio richiede di essere accolto con quella giocosità propria dei bambini, che non è superficialità ma apertura alla vita senza pregiudizi, precomprensioni e inutili manierismi che spesso imprigionano fino a intristire la nostra vita di “grandi”. 

fonte © nellaparola.it

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Eugenio

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