Comincia il “di più”
commento di Mt 9.9-13, a cura di Mounira Abdelhamid Serra
Leonard Cohen, You want it darker
If you are the dealer, I’m out of the game.
If you are the healer, means I’m broken and lame
If thine is the glory, then mine must be the shame…
Hineni, hineni, I’m ready, my Lord.
—
Se tu dai le carte, io sono fuori dal gioco.
Se tu sei il guaritore, significa che sono a pezzi e zoppo.
Se tua è la gloria, mia allora dev’essere la vergogna…
Sono qui, sono, sono pronto, mio Dio.
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9.9-13)
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mi lascio ispirare
Può capitare – e beato colui al quale capita – di sentirsi giusti dinanzi a se stessi; ma sinceramente chi si può sentire giusto dinanzi a Dio? Chi, a nudo, dinanzi all’Immensità del Bene può veramente dirsi senza ferite che possano farlo inciampare?
Ognuno è seduto al proprio banco delle imposte, lì a fare i conti tra le entrate e le uscite, con la fame di avere e con l’inesauribile senso di insoddisfazione, sensi di colpa, vergogne, invidie, rabbie e frustrazioni․․․ Ognuno ha le sue.
Gesù spiazza chi davanti a se stesso finge con orgoglio di essere a posto, chi dimentica con codardia le proprie ferite e le trascura pur di nasconderle:
Dio paga per ciò che ci manca con la misericordia, con la sua vicinanza, con la sua salvezza. Non possiamo saldare neanche con tutta la vita, fosse pure senza macchia, questo debito perché questo debito può solo essere rimesso da chi ci dà credito.
Il Signore ci dà credito e, se vogliamo, ci porta a sederci alla tavola della gratitudine e della gratuità, lì dove finisce il meglio e il peggio e comincia il di più.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali ferite sono il mio tavolo delle imposte?
In che modo il Signore mi sta invitando a sedermi alla nuova tavola?
In quali occasioni ho giudicato gli altri senza considerarmi nudo dinanzi a Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.
(fonte © GET UP AND WALK)
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