Caro Eugenio
non sento la tua voce, ma sento il tuo respiro.
E’ l’unica forza che sento, dentro e fuori di me.
Nel nostro silenzio, parliamo.
Nel silenzio del nostro cuore, ridiamo, come facevamo una volta.
Ma non è lo stesso ridere.
Oggi le nostre risate sono dense, pure, sanno di grazia.
Quella grazia che è concessa solo ai privilegiati, come te.
Ti scrivo sperando che questo mio messaggio ti raggiunga via etere, via quelle nuvole chiamate in gergo tecnico “cloud” su cui tu giochi a basket, che per noi invece sono solo archivi di una memoria destinata a scomparire.
Le tue nuvole sono giaciglio per il tuo riposo sereno e memoria dell’amore che non tramonta mai.
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