Abitudine e pregiudizio: perché Dio non ci sorprende più?

Commento al Vangelo del 7 luglio 2024

Quattordicesima domenica del T.O. anno B

Non se ne faccia una scusa il mondo
del fatto che è imbrogliato dal diavolo
perché non creda in Cristo

Sant’Agostino, Discorso 143,5

Problemi di comunicazione

Quando non ci sono intoppi nella comunicazione, siamo convinti che le cose stiano funzionando. Ci accorgiamo che c’è un problema quando invece l’altro non risponde più alle nostre attese. È lì che ci rendiamo conto che forse non abbiamo mai conosciuto veramente l’altra persona, ma l’abbiamo data semplicemente per scontato, abbiamo pensato che fosse così o abbiamo voluto credere che fosse così.

È quello il momento in cui l’altro diventa per noi uno scandalo, cioè un inciampo lungo la strada, un ostacolo che non ci fa proseguire tranquillamente come stavamo facendo. È il momento in cui l’altro non si lascia più usare, non si lascia più trovare dove noi avevamo deciso che doveva stare.

Etichette

Di solito infatti nelle nostre relazioni, anche per una questione di economia mentale, tendiamo a mettere etichette sulla vita degli altri. Li diamo per scontato, li cataloghiamo nel nostro archivio mentale. E ovviamente trattiamo le persone in base alla classificazione che abbiamo ideato. Poi un giorno qualcuno strappa l’etichetta, ci sorprende, ci spiazza. È il momento del conflitto, della crisi, che può portare a una riformulazione della relazione o alla sua chiusura.

Generalmente questa classificazione delle persone avviene o nelle relazioni di vecchia data, in quelle più intime e familiari, dove cioè pensiamo di sapere ormai tutto sull’altra persona, per esempio in una vita di coppia o tra vecchi amici, oppure avviene al contrario quando c’è una conoscenza superficiale, in questo caso non vogliamo fare lo sforzo di capire meglio chi abbiamo davanti e ci limitiamo a catalogare le persone nel nostro archivio mentale di patologie e pericoli.

Il problema però è che in entrambi i casi quello che c’è nella nostra mente non è la realtà. Se l’altra persona accetta in maniera passiva e complice di lasciarsi usare, le cose continuano dolorosamente e si trascinano secondo il copione predefinito, altrimenti si arriva al conflitto, che non è un dramma, ma è il passaggio fisiologico per fare verità.

Un Dio scontato

Questa dinamica la viviamo anche nel rapporto con Dio. E il Vangelo di Marco ci fa vedere in questa domenica come anche Gesù sia diventato motivo di scandalo perché qualcuno aveva deciso di mettere un’etichetta sulla sua vita.

Gesù si trova nella sua patria, nel luogo più familiare, dove è apparentemente più conosciuto. Sappiamo bene infatti che ciò che impedisce una conoscenza autentica dell’altro o è l’abitudine o il pregiudizio: l’abitudine è quella che ci porta a dare l’altro per scontato (so già come seiti conosco da tempo) o il pregiudizio che è la barriera mentale che ci impedisce di avvicinarci veramente a qualcuno, per cui ci limitiamo ad averne un’immagine soggettiva e finiamo con il credere che quell’immagine personale che ci siamo costruiti sia veramente la realtà.

Abitudine e pregiudizio

La Chiesa e il mondo sono i luoghi in cui si possono verificare questi due modi sbagliati di guardare a Dio. La Chiesa è il luogo in cui Gesù dovrebbe essere più familiare e conosciuto, ma proprio per questo spesso lo diamo per scontato, crediamo di poter prevedere il suo modo di agire, lo incaselliamo nelle nostre etichette e lo chiudiamo nei nostri schemi mentali. Gesù diventa lo sconosciuto. Vorremmo mettergli addosso un modo di agire che forse non è il suo. Fino a quando poi Gesù ci sorprende e rovescia le nostre attese.

Come nella sua patria, anche quel luogo più familiare per Gesù che è oggi la Chiesa, diventa a volte il luogo dove Dio può agire di meno. Dall’altra parte, il mondo è spesso il luogo del pregiudizio, dove le barriere mentali impediscono di cercare di conoscere chi è Gesù e sperimentare la sua azione nella nostra vita.

Debolezza

Se è vero che gli altri tendono a mettere etichette su di noi, è anche vero, come ci ricorda san Paolo in questa domenica, che a volte noi stessi ci mettiamo addosso una maschera per nascondere la nostra debolezza. Vogliamo evitare di essere visti nella nostra fragilità, perché abbiamo paura che gli altri ne possano approfittare.

Oggi invece siamo invitati a guardare alla nostra debolezza senza averne paura, perché quello è il luogo nella nostra vita in cui maggiormente si manifesta la grazia di Dio. Se non prendiamo consapevolezza di questa spazio di misericordia, se non presentiamo a Dio questa nostra debolezza, togliamo a lui la possibilità di agire con forza e di operare miracoli nella nostra vita.

Leggersi dentro

  • Tendi anche tu a dare le persone per scontato o sai lasciarti sorprendere?
  • Sei disposto a lasciare agire Dio nella tua vita anche attraverso modalità che non avevi considerato?
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